lunedì 24 marzo 2008

Note

Io. Ho corso. Rincorso. A volte fatto ricorso. Ma mai avevo percepito il senso del discorso. Vibrazioni che prendono lo stomaco. Fortissime. E' un vortice che ho sempre voluto dentro, ma non ho mai sentito fuori. In quel mentre, il resto è niente. E' un vuoto. Vertigo. Mi lego. Non mi piego, nemmeno quando mi spiego. Al mondo. Era una stanza dal soffitto alto, forse infinito. Era un turbinio dalle profondità grevi, forse infinite. Scoperchiato. Passato e presente, assieme in un niente. Un pugno. Violento e dolcissimo. Quasi troppo. Forse perchè inatteso. Forse perchè centrato in pieno nel centro del vuoto. Tu. Bianca la schiena, curva l'anima, caldo il cuore pieno di frammenti di vita non vissuta. Non ancora vissuta. Brandelli di carne non sfiorata. Pezzi di parole non dette. Soltanto scritte su carta segreta. E' un vuoto. Vertigo. Legata. Ma mai piegata alle forzature del mondo. Noi. Legame inadatto ad ogni comprensione. Compressi dalle cose, dalle rose, dalla dose quotidiana di prose. Distonie inattese. Violente e dolcissime. Mai troppo. Sempre nel pieno dell'esserci.

Camminare attorno...

Cammina come stai facendo. E mentre cammini, guardati attorno. Guarda dove vuoi, ma continua ad essere consapevole che stai guardando ciò che vuoi.

Mozart suona il campanello!

Le nazioni opposte alle nozioni apposte non lo fanno apposta! Comunicano e si confrontano: fragilità e resistenza, controllo e compulsività, incomunicabilità ed eccesso discorsivo nevrotico. Magari introiettato. Magari introspettivo. Comunque negato!

Questo equilibrio a volte sorprende. Altre sottende dell'altro oltre le tende. Lo sguardo a tal riguardo ricorda una vista sorda. Il legame con la danza ciclopicamente avanza nella profondità di questa stanza. L'idea del rapporto con la soggettività altrui è al centro della ricerca sulle funzioni dell'ultima impresa onomatopeica del suo sé, il cui linguaggio a volte espressionista a volte più delicato ed intimista, inquadra rappresentazioni ed azioni fondanti dell'esperienza umana come l'amare, il soffrire, il provare le tensioni contraddittorie delle proprie aspirazioni e l'esperire il carattere provvisorio della vita. Il tutto sperando di poter spegnere ciò che davvero resta anelito del cuore. Dlin, dlon...

Assenze

Le assenze si segnano sul registro.

Io registro le assenze.

Le assenze si sopportano meglio con l'assenzio.

Assentire è utile. A volte. Altre no.

A sentire gli altri, si fa bene. A volte. Altre no.

A volte è meglio non sentire gli altri.

A volte è meglio consentire all'altro di dissentire.

Anche perché raramente l'altro riesce a farti sentire ciò che tu non vuoi sentire.

E quindi assentire è utile. A volte, ma altre no.

E quindi a sentire gli altri, si fa bene. A volte, ma altre no.

Perciò è sempre meglio non consentire agli altri di aprire la porta.

Cloc, cloc.

Ho provato di tutto...

Nessuno ha la Uno, qualcuna ha la Duna. Sono stato assunto: mi compri la Punto? No, perchè mi prude un neo e devo rinunciare all'Alfa Romeo. Ho perso tutte le piume: preferisco il monovolume... Se poi è verde, degli uccelli evidenzia le merde! Meglio: la prossima volta sarai più sveglio!

A mio padre


Nello spazio di un dazio da pagare, vivo lo strazio da annegare. Non lo si può certo negare. Nemmeno delegare. E delle gare fatte, tante sono le sconfitte, le vittorie e le patte. I patti chiari sono stati sempre rispettati solo forse nell'ultimo ci siamo un pò ritirati. Non per codardia, nè per timore. Sono sicuro fosse solo amore. Punto. Nel tuo letto sono nato e nel tuo pensare sono presente. Sono felice che non ci sia mai stato nemmeno un fendente. Nel nostro rapporto sono cresciuto e sono diventato forte. Ricky, ti amo oltre la morte.

Scritto per un curioso nano ricercatore

Ultimamente l'ultima mente non mente all'ultima persona che trova tra la gente. Ma empatia e compassione viaggiano di pari passo, come il cader di un sasso causa un gran chiasso. L'etimologico è effettivamente un etimo piuttosto logico. Ed è un etimo vero, perché atteso come un destino. Voluto quanto vicino e voluto quando vicino. Cum pathos ed En pathos potrebbero sembrare due moschettieri, sono semplicemente veri trasporti di ieri. Ma se ieri non c'eri, puoi comunque provare ad esserci oggi. Quando il mondo ti toglie tutti i tuoi appoggi. E la sfida si fa interessante, poiché nessuno ti è poi così distante. Volo, corro, cado e scrivo. Quando nel mezzo della notte il suo ricordo schivo. Tre le parole tra le parole. Torno a leggere nella notte fonda. Certo di ascoltare il respiro di una persona che vive accanto a me. E' rotonda e mi fa sentire un re. In fondo.